8 marzo

8 MARZO: UNA DONNA TANTI RUOLI.

Io non lo so come è essere maschi.
Ma so cosa significa essere femmina.

E essere femmina significa essere figlia, poi essere donna, essere sorella, poi scegliere di essere moglie o compagna di vita, e poi (non sempre e per diversi motivi) scegliere di essere madre. Partiamo dall’essere figlia. Spesso, non sempre per fortuna, se sei femmina ti devi comportare da “brava bambina” e non per che lo vuoi ma perché devi, perché sei femmina. Se sei femmina poi non puoi farti le sbrasciate con la bicicletta… “e mica sei un maschiacchio!”, non puoi uscire con un gruppo di maschi ma devi uscire con le bambine “come te”, anche se quelle bambine parlano di cose che a te non interessa e vorresti solo corriere dietro ad un pallone o con i motorini; non puoi dire le parolacce perché “sulla bocca delle bambine certe parole sono tanto brutte” e se ti arrabbi…per qualsiasi motivo, non ti puoi arrabbiare, e se proprio non ne puoi fare a meno, cerca almeno di farlo con moderazione, perché “le femmine sono pazienti e devono imparare ad andare d’accordo con tutti”.
A I U T O!!!!
Purtroppo non sono racconti di fantasia ma sono frasi comunemente usate da mamme, nonne, zie, insegnanti, ogni persona che si relaziona con una bambina.
E poi quella bambina, a cui è stato negato ogni diritto di essere se stessa, diventa donna ma non sa più cosa vuole, cosa le piace, perché fin da piccola qualcuno le ha detto che come era non andava bene.

E allora?
Le più fortunate spariscono, su un treno per l’università, su un aereo per un anno di studio all’estero e finalmente iniziano a pensare di poter costruire se stesse in un territorio in cui non sono nessuno. Quando non sei nessuno, puoi essere tutto. E si salvano. Torneranno nuove, alcuni non le riconosceranno, ma loro si muoveranno con fierezza tra gli sguardi, perché ora sanno chi sono e cosa vogliono. E non permetteranno a nessuno di intralciare i loro sogni.
Le meno fortunate?
Dura l’emancipazione di chi non si da il permesso di costruire un’identità libera e indipendente. Ecco allora che le troviamo schiacchiate dal peso delle aspettative di qualcun altro, di solito la famiglia di origine, ingabbiate in matrimoni senza entusiasmo, in vite senza ossigeno, che considera amici i contatti sui social e che i figli, “ah! I figli sono la mia vita!”. Per queste donne l’8 marzo è il loro giorno, quello che in cui pretendono di essere riconosciute, amate, apprezzate e riempite di fiori. Generalmente è anche il giorno della libera uscita…ma quest’anno niente. Non si può fare, mannaggia al covid!

Attenzione alle mamme che dicono: “i figli sono la mia vita”, stanno mettendo su quei figli un peso enorme, li stanno incatenando a loro e probabilmente stanno costruendo la stessa gabbia affettiva in cui sono cresciute loro.
Queste sono le donne che una volta che i figli se ne vanno, si ritrovano con un marito che non vedevano dal giorno in cui il figlio è nato e che spostano la loro attenzione dal figlio a… “E ora che non sono più mamma??? Che faccio??? Speriamo mi facciano presto un nipote!”

Sto estremizzando? Io non credo più di tanto. Ma accetto disconferma.

Poi ci sono le donne, le donne mogli, le donne madri, che pur riconoscendo il loro ruolo di moglie e madre non perdono di vista il loro essere donna.

E che cosa significa questo?

Significa imparare a essere equilibristi tra le diverse sfaccettature di noi stesse, significa Dare il meglio di se stessi, e sapersi ricaricare. Sono le donne che con coraggio trasformano la loro vita se qualcosa non va, non buttano sugli altri la nostra pesantezza, perché sanno che lamentandosi inquina se stessa anche le vite degli altri. Sono le donne che si prendono cura ogni giorno della donna che alberga in loro, che non si accontentano perché puoi sa di meritare il massimo; si occupano di se stesse perché solo così sanno che si potranno occupare degli altri in modo gratuito, senza condizioni o ricatti. Sono le donne che hanno il coraggio di dire “NO!” Se si sentono stanche e accettano di fare meno, non significa non fare niente. Sono le donne che non si risparmiano, che danno il meglio di loro, che danno valore ai gesti, scelgono le parole con cui rivolgersi alle persone che amano. Sono le donne che coltivano la pazienza, che offrono la gentilezza, senza pretendere nulla in cambio. Sono le donne che con fatica hanno costruito il modello di donna che vogliono diventare, e che approfittano ogni giorno per lavorare alla loro opera d’arte.

Buona festa della donna ogni giorno dell’anno.
 

Essere donna è cosi affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai.
Oriana Fallaci