Perché dobbiamo smetterla di criticare gli altri.

Vi capita mai di avere piccole intuizioni che diventano fasci di luce per la vostra vita?
Mi è successo stamattina! Da un po di tempo a questa parte non mi sento completamente soddisfatta di come mi pongo nei confronti di chi mi circonda, soprattutto delle persone più vicino a me. Sono una mamma, faccio la pedagogista e l’insegnante ma sono anche umana, e quindi limitata. Sto vivendo un periodo in cui vivo sotto pressione, le mie giornate sono piene e inevitabilmente il mio sistema nervoso ne risente.
Divento ipercritica con chi me lo posso permettere, ovvero con chi mi circonda, mi accoglie e so che mi amerà così, anche se sono nervosa.

Questo non mi fa stare bene, ho l’idea di andare con il pilota automatico e soprattutto mi sembra che non sia io a parlare, ma un’altra persona e che non mi è nemmeno troppo simpatica! Ho pensato dunque: “ma è inutile che io con le parole dica a mia figlia di parlarmi con calma, chiedermi le cose per piacere, se lei – in modo totalmente indiretto e passivo – vive un mio modo di fare nei confronti del padre che è intriso di critica, nervosismo”.


I bambini imparano ciò che vivono.
Me lo voglio ricordare.

Cosa posso fare allora? Che cosa voglio fare?
Penso che bisogna avere il coraggio di rompersi, per ricostruirsi.
Voglio avere il coraggio di smettere di fare le solite cose, se voglio diventare nuova.

Da dove posso iniziare? Come posso prendermi cura di me in questo momento così delicato?
1. Posso scegliere di iniziare da un livello esterno che agisce a livello fisiologico: ridurre gli zuccheri, mangiare leggero, per non appesantire l’intestino (il nostro secondo cervello), eliminare il caffè.
2. Posso fare un po di meditazione, prestare attenzione al respiro senza modificarlo. concentrarmi solo su “inhale exhale”.
3. Posso togliermi le scarpe e fare un po di earting.

E poi? E poi, non ci sono scuse, bisogna avere il coraggio di iniziare. Di fare il primo passo. Scegliere l’azione al posto della reazione.
Che poi io questa modalità l’ho imparata, senza nemmeno rendermene conto.
Sono stata esposta ad un ambiente familiare in cui la critica, la denigrazione, era il pane quotidiano. Ma cosa significa questo?
Significa:
a. crescere acquisendo la critica e la denigrazione come modalità privilegiata per rapportarmi al mondo e a ciò che mi circonda;
b. crescere costruendo un se fragile, perché se critico gli altri, figuriamoci nei confronti di me stesso!
c. far pensare al bambino che il mondo che lo circonda non vale niente, favorendo la nascita a la crescita di un grande egocentrismo…che però abbiamo visto essere solo un castello di sabbia.

Ma cosa potrebbe portare questo? Abbiamo veramente bisogno di questo? Abbiamo davvero bisogno di futuri uomini e donne egocentrici, pieni di se che non riescono a sintonizzarsi con le emozioni dell’altro? È solo una remota ipotesi, o siamo già in quel futuro?

Come uomini e donne di oggi ci poniamo mail la domanda: in quale mondo voglio vivere domani? E chi lo fa il mondo di domani? Non lo facciamo forse noi con le azioni di oggi? Non siamo proprio noi a educare gli uomini e le donne di domani?
Siamo sovraesposti all’azione di vomitatori seriali che svuotano le loro frustrazioni nelle piazze, più o meno virtuali, e alimentano la quotidianità con basse frequenze.
Il mondo non può diventare la discarica di chi vive male la propria vita. Io non posso diventare la loro discarica. E nemmeno tu. La mia vita, la tua vita è unica e troppo preziosa, merita di fare e comunicare pensieri di grandezza.

Il pericolo è di criticare chi critica! (diventando esattamente le persone da cui cerchiamo d scappare, che bell’affare eh!)
Voglio prendermi la mia responsabilità. Voglio darmi una seconda possibilità. Voglio una vita nuova. Voglio smettere di rimuginare e pensare a ciò che non va. A come poteva essere diverso. Voglio riconoscere la bellezza che mi circonda. Voglio praticare gentilezza a caso.
Voglio focalizzare la mia attenzione e le mie energie su ciò che desidero per la mia vita e per la mia famiglia.
Inizierò con una lista delle cose da fare, scrivere mi aiuta a prendere maggiormente sul serio i miei propositi. Accompagnare le intenzioni alle azioni è difficile, ma è bene partire da piccoli obiettivi. Sostenibili. Fattibili.

Mi concederò il tempo di essere presente a me stessa, mentre preparo la colazione, mentre mangio, mentre vivo. “La meditazione non è una pratica disgiunta dalle azioni quotidiane; non è altro che il nome per definire una vita vissuta con consapevolezza” Osho.

Voglio provare a vivere consapevolmente. A scegliere le parole che pronuncerò. A vedere l’errore come occasione di rinascita. A selezionare i pensieri con cui alimentare la mia mente. A offrire il mio sguardo. Ad accogliere un abbraccio. A sognare un posto che chiamerò casa. A immaginare un futuro migliore.

L’uomo nobile di animo aiuta gli altri a sviluppare quanto di buono è in loro e a non sviluppare quanto vi è di malvagio. L’uomo da poco fa l’opposto.
– Confucio –